D.ssa Katia Allario
Ansia e Attacco di Panico: una visione psicoanalitica
L’ansia, nella teoria dell’apprendimento, è un concetto simile a quello di aspettative apprese quindi uno stato di allerta segnala che l’esperienza passata ha identificato un oggetto o situazione come pericolo. Mi sembra utile analizzare il termine panico. Ho trovato significativo il contributo dato dalla mitologia. Secondo la mitologia la parola panico, deriva dal nome del dio greco Pan, raffigurato come mezzo capro e mezzo uomo. Pan era considerato una divinità non olimpica figlio del dio Ermese della ninfa Driope.

Secondo la mitologia ellenica Pan rappresentava lo spirito di tutte le creature naturali. Il mito racconta che Pan era solito attaccare le ninfe del bosco durante il meriggio, per possederle, suscitando in loro un terrore vivissimo e bloccante, appunto il timore di panico. Legato alle foreste, all’abisso e al profondo, Pan rappresenta un grido proveniente dalla nostra anima più antica che sembra essersi spinto fino ad oggi. I popoli ellenici non avendo tante informazioni, avevano la possibilità e la capacità di rappresentare, questa riguardava soprattutto la rappresentazione del proprio mondo interno. Da essa si generavano le immagini provenienti dall’inconscio collettivo di un popolo, che prendevano corpo e sostanza. Così la paura o il panico prendevano vita nel dio Pan, ed era universale. Esso rappresenta l’archetipo della natura, riveste un ruolo importante all’interno della nostra vita mentale e si manifesta sotto forma di istinto. Secondo Jung il comportamento istintuale può essere espresso in due modi: da un lato attraverso il comportamento arcaico, antico e primitivo e dall’altro lato attraverso le immagini archetipiche. La paura ha a che fare con le emozioni primarie, un a-priori con la quale l’essere umano non può fare i conti. A livello culturale però la paura viene vista negativamente, qualcosa da nascondere sotto finte apparenze. La paura, il panico può essere vissuto secondo due modalità nel rapporto dentro/fuori, interno/esterno. Quando la paura viene vissuta in seguito a uno stimolo diviene “paura di”; quando viene trattenuta all’interno diviene angoscia. Jung vede nella paura non solo un nemico da sconfiggere ma anche una via da seguire, non per incontrare metaforicamente il drago per affrontarlo e sconfiggerlo, ma per incontrarlo e instaurare un dialogo. Anche Freud individuò il profondo collegamento che lega la psicopatologia alla mitologia, scoprendo il complesso di Edipo, così la sofferenza mentale, inizia quando l’essere umano non è più in grado di connettersi, di “stare con” e di “stare nella” fantasia, ovvero negli stati mitici che guidano la nostra vita. Quando ciò non avviene la fantasia si concretizza e si trasforma in sintomo, in paranoia, in distruttività agita. Pan può scatenare sconvolgimento ma può anche guarire permettendo di accedere a quella consapevolezza profonda della propria coscienza, altrimenti non raggiungibile.