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  • Immagine del redattoreD.ssa Isabella Teramo

Ansia e adolescenza: cosa fare?

L’ansia è un’esperienza emotiva universale e transculturale, riscontrabile nei bambini, negli adolescenti e negli adulti. Essa ha un compito fondamentale e “preventivo”: prepara l’organismo a reagire prontamente per evitare che la minaccia o il possibile pericolo si concretizzino, compromettendo ciò che riteniamo importante (ad esempio la nostra sopravvivenza fisica, la nostra autostima, l’immagine sociale, l’affetto degli altri). L’ansia può avere una funzione positiva, poiché aumenta la vigilanza e la prontezza, può aiutare a mettere in campo le risorse personali per prepararsi a superare al meglio una prova o una situazione rilevante. Quando, invece, si supera una certa soglia di attivazione, l’ansia e lo stress diventano piuttosto intensi e frequenti e l'efficacia tende a diminuire considerevolmente, interferendo anche su capacità cognitive quali l'attenzione, la concentrazione e la memoria.


I disturbi d’ansia rappresentano la psicopatologia più comunemente riscontrata in età evolutiva; alcuni lavori stimano che fino ad un terzo degli adolescenti soddisferà i criteri per un disturbo d’ansia all’età di 18 anni (MeriKangas et al., 2010; Kessler, Avenevoli, Costello, 2012). Molte ricerche mostrano che i disturbi d’ansia nell’infanzia sono associati, in età adulta, a disturbi d’ansia, disturbi depressivi e uso di sostanze psicoattive. Per distinguere le normali paure dall’ansia patologica dobbiamo considerare la frequenza con cui si verifica l’attivazione emotiva, l’intensità con cui si manifesta e la durata nel tempo, nonché l’età del bambino o del ragazzo e i suoi comportamenti.

Le forme di disagio legate all’ansia, maggiormente riscontrate in questa fase di vita, riguardano principalmente la rappresentazione di sé nelle situazioni sociali, le paure collegate alla morte e ai pericoli e le preoccupazioni circa le performance scolastiche e sportive.


Come possiamo comportarci di fronte al malessere che arriva dagli adolescenti?

- Offrire sostegno e protezione, ma alla giusta distanza: sicuramente il genitore ha il compito di proteggere il figlio, monitorarlo, rassicurarlo, sostenerlo. Tuttavia, questi compiti non possono compiersi con gli stessi modi e la stessa vicinanza e presenza fisica che venivano agite quando erano più piccoli. Per i genitori, diventa così importante imparare a tollerare dei confini e una distanza sufficiente che possa permettere al figlio di sentirsi sufficientemente libero garantendo spazi privati di esplorazione e rispettando confini sia in termini di tempo, che di spazio fisico.


- Allenare il loro senso di responsabilità: pur mantenendo lo spazio per la comprensione, il sostegno e il rispetto della distanza, è necessario al contempo una corretta sollecitazione del senso di responsabilità dell’adolescente. Questo può tradursi nel porre richieste pertinenti, come un compito di cui occuparsi in casa. È importante sollecitare il senso di responsabilità dei ragazzi, anche in riferimento al comportamento da tenere fuori da casa, al fine di promuovere l’adozione di comportamenti "buoni".


- Routine e limiti: è importante porre regole che potranno poi essere rinegoziate e/o sperimentare insieme la contrattazione di qualcuna di queste, magari assumendosi compiti reciproci precisi, come in una sorta di contratto. Infine, per promuovere l’adesione alle regole è utile tenere a mente l’importanza del rinforzo positivo, riconoscendo l’impegno del figlio e premiandolo quando agisce comportamenti rispettosi delle medesime. Tutti gli adolescenti sperimentano la trasgressione, violando norme e regole, ma è necessario insegnare a modulare questa necessità senza passare all'eccesso opposto.


Accogliere e riconoscere l'adolescente nelle sue difficoltà: se l'adolescente si sente sminuito nei propri sentimenti, può richiudersi in sé stesso e non richiedere più aiuto, ma nascondere i suoi problemi. Mai minimizzare ciò che prova, ma non problematizzare qualsiasi vissuto negativo come necessariamente patologico: è normale che l'adolescente sperimenti emozioni forti e che fatichi a tenerle sotto controllo. È importante provare a "mettersi nei suoi panni", comprendere il suo punto di vista, indossando in alcune situazioni le lenti con cui egli guarda il mondo.


Il dialogo è quindi uno strumento importante per il benessere dell'adolescente, che se si sente accolto, riconosciuto e contenuto, potrà usare il genitore come modello e base sicura per affrontare il mondo, anche chiedendo aiuto.

Nel momento in cui si intercetti un disagio crescente da parte dei propri figli o si avverta la necessità di farsi aiutare come genitori, un supporto di tipo psicologico può essere importante.

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