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Sintomi e disturbi trattati

Mentalcare Kids

“Mentalcare Kids è una clinica psicologica pensata per bambini, adolescenti e famiglie. È costituita da un’equipe di psicoterapeuti, psicologici, logopedisti, dietisti e operatori olistici, orientati nella prevenzione, diagnosi, cura e trattamento del disagio evolutivo.

Il nostro impegno verso i pazienti è volto a trasmettere fiducia nel futuro e a offrire un’opportunità di crescita più sana.

I servizi includono terapie individuali, sostegno alle famiglie e alla genitorialità, interventi logopedici e psicodiagnostici, visite dietistiche, yoga bimbo e mindfulness.”

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Un livello di gravità lieve, invece, spesso non viene identificato prima dell’ingresso del bambino nella scuola primaria. Il trattamento della Disabilità Intellettiva prevede la riabilitazione cognitiva, che ha come obiettivo quello di sviluppare e potenziare le abilità cognitive che non si sviluppano e stabilizzano spontaneamente, e le abilità che favoriscano l’autonomia e l’integrazione sociale del soggetto

Disabilità Intellettiva

La Disabilità Intellettiva è un disturbo del neuro sviluppo caratterizzato da deficit nelle abilità
cognitive e scolastiche, come il ragionamento, il problem solving, la pianificazione, la capacità di giudizio, il pensiero astratto, ecc.
Si tratta di deficit che compromettono il funzionamento generale e adattivo del soggetto, la qualità delle relazioni, e la possibilità di essere autonomi e indipendenti, cioè soggetti in grado di badare a se stessi.
Alcune forme di disabilità intellettiva si possono individuare già nei primi due anni di vita del
bambino, se ad essere interessati dal ritardo sono per esempio lo sviluppo motorio,
l’acquisizione del linguaggio o alcuni comportamenti relazionali. 

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Disturbo della coordinazione motoria

Il Disturbo dello Sviluppo della Coordinazione Motoria (DCM) è caratterizzato da deficit dell’acquisizione e dell’esecuzione delle abilità motorie coordinate (riscontrabili in assenza di patologie neurologiche) e si manifesta con goffaggine, lentezza o imprecisione nello svolgimento delle abilità motorie. Il DCM ha un impatto negativo sulle attività della vita quotidiana del bambino (vestirsi, mangiare, andare in bicicletta,ecc.) e/o sul rendimento scolastico (scarsa capacità nelle abilità di scrittura).

Esso include:

  • i disturbi della grossa motricità, dal camminare al muoversi agilmente e con destrezza, sino all’equilibrio;

  • disordini della motricità fine, come scrittura e altre azioni manuali (tagliare, allacciare le scarpe, ecc.)
     

Le caratteristiche del bambino con DCM, dunque, possono manifestarsi in modi differenti a seconda del profilo di funzionamento. Il disturbo può pertanto interessare l’utilizzo di un gesto volontario per servirsi di un oggetto (disprassia evolutiva) oppure un deficit a carico delle competenze grafo-motorie (disgrafia/disprassia della scrittura).

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Disturbo della condotta

Il Disturbo della condotta (DC) si caratterizza per il comportamento antisociale che hanno i bambini o gli adolescenti che presentano questa patologia,  Il DC può avere il suo esordio nell’età infantile, intorno ai 9 anni (esordio precoce) oppure nell’età adolescenziale, solitamente prima dei 16 anni. Il minore con Disturbo della Condotta (DC) persiste nell’assumere atteggiamenti aggressivi e provocatori che infrangono le norme sociali e minano gli altrui diritti. Non si tratta di “marachelle” infantili bensì di comportamenti persistenti che hanno inevitabili ricadute negative sulla vita familiare, sociale e scolastica del minore.

disturbi
intelletiva
condotta
provocatorio
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Disturbo oppositivo provocatorio

Caratteristica principale del disturbo oppositivo provocatorio (DOP) è una persistente  manifestazione di rabbia, ostilità, oppositività e provocatorietà. Tale manifestazione appare
decisamente inadeguata all’età del bambino e alla situazione contingente che apparentemente la provoca. Il bambino con DOP si comporta in modo negativistico, litiga
spesso con gli adulti, li sfida e si rifiuta di rispettare regole e richieste. Spesso irrita
deliberatamente le persone o le aggredisce verbalmente, si oppone in modo persistente,
talvolta, per mettere alla prova i limiti, non accetta i rimproveri e incolpa gli altri dei propri
errori o per il proprio comportamento. Si adira facilmente e porta rancore, quando è possibile

si vendica per un torto subito reale o irreale che sia. Questi bambini tendono a giustificare i loro comportamenti come reazioni “inevitabili” di fronte a certe “pretese” degli adulti o situazioni “senza senso”.

Generalmente i sintomi principali e ricorrenti sono i seguenti:

  • Accessi d’ira insolitamente frequenti e marcati per il livello di sviluppo;

  • Litigiosità frequente con gli adulti e disobbedienza alle richieste e agli ordini;

  • Azioni deliberatamente volte a irritare le persone;

  • Vendicatività e atteggiamento dispettoso, suscettibilità;

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Disturbi dell'apprendimento

Il Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) fa riferimento alle difficoltà che un bambino può riscontrare in uno specifico dominio delle abilità scolastiche, avendo un profilo di funzionamento cognitivo nella norma rispetto all’età cronologica.

Il DSA rientra nella categoria dei bambini che hanno bisogni educativi speciali (𝗕𝗘𝗦) ed è definito dalle 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲 𝟭𝟳𝟬 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝟴 𝗼𝘁𝘁𝗼𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟭𝟬. In questa normativa non solo vengono riconosciuti tali disturbi ma viene anche affidato il compito alle isituzioni scolastiche di individuare le strategie didattiche e le modalità di valutazione più efficaci per poter permettere a studenti con DSA di raggiungere i propri obiettivi con successo. 

Nel linguaggio comune si associa l’acronimo alla dislessia in quanto la forma più conosciuta ma in realtà i DSA comprendono più in generale difficoltà in diversi ambiti legati alle abilità della:

  • 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎: la 𝗱𝗶𝘀𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗮 fa riferimento ad un deficit nell’automatizzazione relativa alla velocità e alla correttezza della lettura;

  • 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎: la 𝗱𝗶𝘀𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗮 è una difficoltà a livello grafo-motorio e consiste nella difficoltà a scrivere le lettere in modo leggibile, fluido e veloce; mentre la 𝗱𝗶𝘀𝗼𝗿𝘁𝗼𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗮 è la difficoltà nello scrivere in modo corretto per quanto riguarda gli aspetti linguistico-ortografici;

  • 𝑐𝑎𝑙𝑐𝑜𝑙𝑜: la 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗮𝗹𝗰𝘂𝗹𝗶𝗮 riguarda l’abilità legata all’organizzazione cognitiva e procedurale del numero e del calcolo.

 

Già nella scuola dell’infanzia è possibile osservare alcuni segnali anticipatori ma è solo dalla scuola primaria che è possibile disagnosticare tali disturbi in quanto il bambino ha interiorizzato i prerequisiti di base dell’insegnamento delle abilità scolastiche. In particolare la valutazione può essere effettuata alla fine della classe seconda della scuola primaria per la dislessia, disgrafia e disortografia ed alla fine della classe terza per la discalculia.

 

Spesso vengono "etichettati" come bambini svogliati o che non si applicano ma in realtà bisogna tenere in considerazione che si tratta di un disturbo con origine neurobiologica. E' importante fornire un supporto anche dal punto di vista emotivo/psicologico per evitare che sviluppino impotenza appresa o sensazioni di bassa autostima e prestazioni inferiori a causa di queste situazioni vissute.

In alcuni casi può presentare delle comorbilità ovvero può essere presente in concomitanza con altri disturbi del neurosviluppo (quali l’ADHD, il Disturbo dello Spettro dell’Autismo, Disturbi della Comunicazione, il Disturbo delo sviluppo della Coordinazione) o altri disturbi mentali (come disturbi d’ansia, depressivi o bipolari).

 

In seguito alla constatazione delle difficoltà neurobiologiche è possibile proseguire con un percorso di 𝘁𝘂𝘁𝗼𝗿𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 (per accompagnare lo studente ad avere maggiore consapevolezza delle proprie abilità, imparare l'uso degli strumenti a lui più adeguati e rendersi autonomo) e/o di 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 (trattamento che ha lo scopo di migliorare alcune aree di difficoltà attraverso interventi mirati svolti da professionisti formati in tale ambito).

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Condotte a rischio nell'adolescenza

L’adolescenza non è soltanto l’età della crisi e dei conflitti, ma è il momento durante il quale i ragazzi imparano a gestire le relazioni con i pari, cominciano ad instaurare legami affettivi maturi, sentono una spinta verso una maggiore autonomia dalla famiglia di origine per affermare se stessi nel mondo. A volte, però, manifestano comportamenti rischiosi che includono tutte quelle azioni, atteggiamenti e comportamenti che possono compromettere il loro benessere fisico, psicologico e sociale, a breve o a lungo termine. Alcune delle condotte a rischio più diffuse sono l’abuso di sostanze, il ritiro sociale e/o scolastico, il comportamento sessuale non protetto e/o promiscuo, la guida spericolata, le alterazioni del comportamento alimentare, la dipendenza da internet e l'autolesionismo. 

Il grande conflitto tra il bisogno di autonomia, da un lato, e l’incapacità di sentirsi ancora adulti, dall’altro, possono talvolta generare un profondo disagio, caratterizzato da una sofferenza che non sempre trova modalità adeguate di espressione e il giusto spazio di ascolto.

Può assumere forme patologiche e critiche anche in relazione alle caratteristiche di personalità dell’individuo e dell’ambiente di appartenenza. 

L’obiettivo del sostegno psicologico o della terapia individuale è proprio quello di favorire l’autonomizzazione e la costruzione di una identità sana, di riconoscere ed affrontare le criticità emotive e relazionali alle quali diventa necessario attribuire un nuovo senso ed equilibrio.

condotte
deficit attenzione
appendimento
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attività motoria e verbale. Il soggetto iperattivo mostra, infatti, continua agitazione e difficoltà a rimanere seduto e/o a restare fermo al proprio posto.

  • Impulsività: l’Impulsività si può, invece, manifestare nella marcata incapacità del soggetto di posticipare la soddisfazione di un bisogno o desiderio, oppure nell’incapacità di inibire un comportamento inappropriato prevedendo le possibili conseguenze a cui un’azione può portare.

Le difficoltà di inibizione comportamentale emergono già tra i 3 e i 4 anni, mentre quelle legate alla disattenzione diventano più evidenti tra i 5 e i 7 anni, in concomitanza con l’ingresso del bambino nella scuola primaria.

L’Adhd si caratterizza per un’importante eterogeneità clinica. Infatti, oltre ai tre differenti sottotipi (disattento, iperattivo e impulsivo), è spesso presente una comorbidità con altri disturbi quali: disturbo oppositivo provocatorio, disturbo della condotta, disturbi dell’umore, disturbi specifici dell’apprendimento, ecc.

Il trattamento dell’ADHD prevede un intervento multimodale in grado di combinare interventi di tipo farmacologico, psico-educativo e psicoterapeutico.

Tra gli interventi più efficaci nel trattamento del disturbo, si annoverano i Training comportamentali e i Trattamenti cognitivo-comportamentali, il Teacher Training e il Parent Training (programmi di intervento diretti ai genitori e insegnanti che hanno lo scopo di accrescere la consapevolezza e la conoscenza del disturbo ADHD e promuovere l’acquisizione di strategie di soluzione efficaci nella gestione di comportamenti disfunzionali).

Disturbo da Deficit dell’Attenzione

Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (conosciuto con la sigli DDAI o ADHD), è un disturbo del neuro sviluppo caratterizzato da sintomi raggruppabili in tre dimensioni: disattenzione, iperattivitàe impulsività:

  • Disattenzione: I segni clinici relativi alla Disattenzione si riscontrano in soggetti che presentano una chiara ed evidente difficoltà a rimanere attenti e concentrati o a lavorare su un compito per un periodo prolungato di tempo.

  • Iperattività: Gli indici clinici riferiti all’Iperattività vengono ricavati dall’osservazione di eccessivi livelli di attività motoria e verbale. 

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Autismo

Le manifestazioni dell’Autismo sono molto varie e per questo si parla di spettro autistico. Esistono vari livelli di gravità, da forme più sfumate ad altre molto acute cui spesso si accompagna un quadro di ritardo mentale. Ancora oggi, non potendoci riferire alle cause, nella maggior parte dei casi ignote, l’autismo viene definito in base a comportamenti osservabili. 
Come indicato dal sistema diagnostico DSM-5, il disturbo dello spettro autistico si manifesta quando si osserva:

  • un deficit nell’area della comunicazione sociale, che comprende il deficit nella comunicazione (sia linguaggio verbale che non verbale) e il deficit sociale (capacità di interagire socialmente con gli altri);

  • un deficit di immaginazione, ovvero un repertorio ristretto di attività ed interessi e comportamenti ripetitivi e stereotipati.

 


 

Questi due fattori sono anche conosciuti con il termine di “diade sintomatologica”.

I bambini e le bambine con autismo manifestano importanti difficoltà in aree fondamentali che sono alla base dei processi cognitivi e sociali per l’apprendimento di nuove abilità; abilità che i coetanei sviluppano quotidianamente e i modo naturale. L’interazione reciproca, la comunicazione e il gioco risultano, pertanto, particolarmente inficiate.

Per questo l’intervento di presa in carico nell’autismo prevede un intervento globale, che coinvolga tutte le aree compromesse in tutti gli ambienti di vita, necessitando quindi del coinvolgimento attivo della famiglia non solo i genitori, della scuola e del territorio in cui la persona con autismo si muove.

La presa in carico consiste:

1. Primo colloquio con i genitori e presa visione di tutta la documentazione del bambino (diagnosi npi, valutazioni specifiche e relazioni eventuali di specialisti) con psicologa;

2. Primo incontro del bambino con i genitori (osservazione delle interazioni e giochi) con psicologa;

3. Incontri in simultanea

  • Somministrazione di test in più incontri (2-3 sedute) del bambino con psicologa;

  • (facoltativa) Avvio valutazione logopedica: Primo colloquio con i genitori: raccolta dei dati anamnestici (relativi all’evoluzione delle competenze comunicativo-linguistiche, dell’alimentazione e dell’autonomia) ed inizio della valutazione. Proposta di test, osservazioni qualitative e compilazione di questionari per la famiglia;

4. Restituzione e condivisione del progetto di intervento con psicologa e logopedista;

5. Avvio trattamento: che prevede incontri bisettimanali con la psicologa presso il centro ed eventualmente quello con la logopedista;

6. Supervisione domiciliare e Parent Training ogni 4 settimane di trattamento a cui possono partecipare insegnanti e altri specialisti (3 ore mensili) ivi compresa logopedista se necessario.

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selettività alimentare
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Tic e Balbuzie

TIC

I TIC possono essere descritti come movimenti, gesti o espressioni improvvisi, involontari rapidi, ripetitivi e stereotipati.
Si suddividono in:

  • Tic motori semplici: ovvero, torsioni del collo, alzate di spalle, smorfie del viso e colpi di tosse.;

  • Tic vocali semplici: come raschiarsi la gola, grugnire, tirare su con il naso, sbuffare, abbaiare;

  • Tic motori complessi: ad esempio, saltare, toccare, battere i piedi, odorare un oggetto, riassettarsi;

  • Tic vocali complessi: cioè, ripetizione di parole o di frasi fuori dal contesto, coprolalia (utilizzo di parole socialmente inaccettabili), ecolalia (ripetizione di suoni, parole o frasi uditi per ultimi).

Secondo la classificazione del DSM-V si suddividono in:

  • Disturbo di Tourette

  • Disturbo persistente (cronico) da tic motori o vocali: Possono essere motori o vocali perdurano per più di 12 mesi, senza un periodo di 3 mesi consecutivi liberi dal sintomo e insorgono prima dei 18 anni;

  • Disturbo transitorio da tic: possono essere motori o vocali, perdurano almeno 4 settimane, ma non più di 12 mesi; insorgono fra i 3 e i 10 anni e spariscono spontaneamente. In genere, sono i più frequenti.
     

In genere, questo tipo di disturbo si manifesta a causa di anomalie funzionali e strutturali nel cervello come squilibri in alcuni neurotrasmettitori: dopamina e serotonina. Tali fattori, diciamo, fisiologici interagiscono con fattori ambientali e creano risposte di grande ansia che mantiene ed esacerberà il disturbo stesso.
 

TRATTAMENTO:

Il trattamento di questo disturbo prevede incontri settimanali con la PSICOLOGA e interventi educativi e di supporto rivolti ai genitori e agli insegnanti.
 

BALBUZIE

Secondo il DSM –V il Disturbo della Fluenza con esordio nell’infanzia, si presenta con tali caratteristiche:

  • Alterazioni nella normale fluenza e della cadenza dell’eloquio, inappropriate per l’età e per le abilità e per le abilità linguistiche.

  • L’alterazione causa ansia nel parlare o limitazioni dell’efficacia della comunicazione, della partecipazione sociale o del rendimento scolastico/lavorativo.

  • L’esordio dei sintomi avviene nel periodo precoce dello sviluppo.

  • L’alterazione non è attribuibile a deficit motorio nell’eloquio, deficit sensoriali o a danno neurologico (ictus cerebrale, tumore, trauma).

Inoltre, le balbuzie si suddividono in primaria o pseudobalbuzie se ci riferiamo all’età prescolare fra i 3 e 6 anni; di norma è transitoria; altrimenti parliamo di balbuzie secondaria o vera balbuzie se si instaura in età scolare.

Queste possono presentare:

  • Forma Clonica caratterizzata da frequenti ripetizioni di una sillaba o di un gruppo di sillabe;

  • Forma Tonica caratterizzata da intoppi sia nell’iniziare che nel corso di un discorso;

  • Forma Mista comprende entrambe le forme clonica e tonica;

  • Forma Palilalica ripetizione spasmodica di una sillaba non attinente a ciò che si vuole pronunciare.
     

TRATTAMENTO

Il trattamento di questo disturbo prevede incontri settimanali con la psicologa e interventi educativi e di supporto rivolti ai genitori e agli insegnanti.

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Selettività Alimentare

Con l’espressione alimentazione selettiva si descrive il comportamento di bambini che limitano la loro alimentazione ad una gamma ristretta di cibi preferiti, rifiutandosi di mangiare altri cibi conosciuti o di assaggiarne di nuovi. Mangiano pochi alimenti differenti, spesso carboidrati come pane, patate fritte o biscotti. Quando il genitore tenta di ampliare la gamma di cibi, il bambino reagisce con ansia e disgusto e può manifestare sforzi di vomito. Molti bambini possono rifiutare il cibo in base a caratteristiche sensoriali come il gusto, l’odore, il colore o la consistenza, e la richiesta d’aiuto è solitamente motivata dall’impatto che il fenomeno ha sul funzionamento sociale del ragazzino (presenta 

infatti, gravi manifestazioni di disagio alle feste di compleanno, in gite scolastiche o cene di classe). Generalmente, questi bambini presentano un peso ed un’altezza adeguati all’età e non manifestano preoccupazioni per il peso o la forma del corpo. Nella maggior parte dei casi il bisogno di adeguarsi al gruppo in adolescenza porta a una risoluzione spontanea del problema. E’ importante sottolineare che l’alimentazione rappresenta un aspetto fondamentale dello sviluppo infantile, tanto da poter essere considerata una linea evolutiva verso l’affermazione dell’autonomia. È proprio all’interno dell’interazione madre-bambino durante l’allattamento, lo svezzamento e la transizione verso l’alimentazione autonoma che si colloca, infatti, l’acquisizione di abilità di auto-regolazione e di interazione sociale. Grazie all’interazione con il caregiver durante il momento dei pasti, in parallelo con lo sviluppo di capacità cognitive e motorie e la sempre maggiore differenziazione della vita affettiva, il bambino inizia a sperimentare la propria autonomia anche in campo alimentare. Un ruolo di primaria importanza nell’origine e mantenimento di pattern alimentari anomali sembrano svolgere alcuni comportamenti errati e maladattivi da parte dei genitori.
 

Il Trattamento

Il trattamento di questo disturbo prevede, dapprima un’attenta valutazione della sintomatologia presente, della storia familiare e del suo stile genitoriale; si effettua un’attenta psicoeducazione sul disturbo; per poi stilare una pianificazione puntuale del programma da mettere in atto con verifica dello stesso, includendo la prevenzione delle ricadute. Infine si può verificare la necessità di una eventuale presa in carico del bambino, della madre, del padre o della coppia genitoriale. Gli incontri saranno verosimilmente settimanali con la PSICOLOGA e richiederanno la possibilità di effettuare registrazione di video o incontri domiciliari.

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Encopresi - Enuresi

Imparare “ad andare al gabinetto”, così come fanno gli adulti, appare al bambino una sorta di complessa, meticolosa e terribile esperienza e non come un semplice “fare la cacca o la pipì nel vasino”. L’addestramento al vasino o al vaso del gabinetto è uno dei compiti dello sviluppo più significativi dell’età infantile. Di norma è bene iniziarlo quando il bambino è pronto, ovvero intorno ai 18 e i 24 mesi. Tale obiettivo coinvolge anche altre abilità, alcune pre-requisito altre che si possono apprendere in corso d’opera. Infatti, il bambino deve conoscere una specifica terminologia (cacca, pipì, vasino, gabinetto); devono saper controllare l’impulso a urinare e

defecare (continenza); devono saper individuare e raggiungere il vasino o gabinetto; devono sapersi liberare dagli indumenti; sedersi sul vasino o gabinetto; lasciar andare; e in ultimo devono pulirsi e rivestirsi. Si comprende, immediatamente, la complessità di tale processo.

Nel DSM-V si definisce ENURESI la ripetuta emissione di urine durante il giorno o la notte, nel letto o nei vestiti. Ciò dovrà avvenire almeno due volte a settimana, per almeno 3 mesi, o causare disagio clinicamente significativo o una compromissione dell’area sociale o scolastica. Qui il soggetto deve aver compiuto un’età in cui è previsto il controllo della minzione (almeno 5 anni). L’incontinenza urinaria non deve essere legata ad effetti fisiologici diretti da una sostanza (diuretici) o ad una condizione medica. L’enuresi può essere definita primaria (il bambino non ha mai raggiunto il controllo); secondaria (il bambino torna a bagnarsi dopo un periodo in cui aveva raggiunto il controllo); notturna (il bambino si bagna solo di notte); diurna (il bambino si bagna solo/anche di giorno); continua (il bambino si bagna in tutte le circostanze); intermittente (il bambino si bagna solo in alcune circostanze).

Mentre nel DSM- V si definisce encopresi una ripetuta evacuazione delle feci in luoghi inappropriati. Riferendosi, in particolare, alla tendenza a sporcare di feci gli indumenti e/o il letto regolarmente, in età compresa fra i 4 e i 16 anni. Il bambino si sporca perché ha perso il normale riflesso anale a causa di un’eccessiva costipazione e conseguente dilatazione intestinale (ritenzione e perdita delle feci). Esistono 3 tipi di encopresi: controllo intestinale adeguato con deposito di feci in posti inappropriati; incapacità primaria di controllo intestinale; e in ultimo, l’incontinenza per eccesso di feci fluide (perdita secondaria di controllo intestinale).

Il Trattamento

Il trattamento di questi disturbi prevede, dapprima un’attenta valutazione della sintomatologia presente, della storia familiare e del suo stile genitoriale; si passa in rassegna la storia dell’addestramento alla pratica del bagno, si effettua un’attenta psicoeducazione sul sintomo; per poi stilare una pianificazione puntuale del programma da mettere in atto con verifica dello stesso, includendo la prevenzione delle ricadute. Infine si può verificare la necessità di una eventuale presa in carico del bambino, della madre, del padre o della coppia genitoriale. Gli incontri saranno verosimilmente settimanali con la psicologa e richiederanno la possibilità di effettuare registrazione di video o incontri domiciliari.

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autismo
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“Ci preoccupiamo di ciò che un bambino diventerà domani, ma ci dimentichiamo che lui è qualcuno oggi”

Stacia Tauscher

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